Quella di Elisa Zadi è innegabilmente arte realistica di chiara impronta espressionistica. Un’accesa vena figurativa che orienta la sua ricerca artistica verso un espressionismo in grado di abbracciare l’impegno sociale con il consapevole uso degli strumenti della pittura. Interessata al ritratto e all’autoritratto, la definizione più immediata atta a rispondere a questa esigenza di leggere nei visi altrui qualcosa di proprio, è quella che si riferisce al Realismo esistenziale. Formula storica ancora tutta da investigare, che per Elisa diventa occasione per analizzare l’immagine di giovani uomini e donne da intendere come figure serene, protagoniste di scene di vita borghese fermate in un attimo senza tempo. Nei suoi dipinti la figura umana è protagonista dello spazio fisico nel quale è collocata. La grazia della composizione diventa importantissima, specie quando è sostenuta da un colore forte e libero in cui l’accento lirico impone un rimando alla tradizione pittorica italiana, ma ridefinita da uno spazio del tutto nuovo.
Giusy Mendola arriva ad Arezzo da molto lontano: studia a Palermo e in occasione degli anni di formazione, raggiunge risultati interessanti anche a seguito di incontri che le hanno permesso di meditare a lungo sulla creatività e sulla creazione in genere. La sua è una ricerca nutrita dall’interesse per le impronte, per ciò che lo sguardo non sempre fa vedere e in genere per l’effetto sempre un po’ “sfocato” della realtà. Lo fa con media diversi cercando sempre di intervenire dall’interno della materia manipolata. Un lavoro che più che al decorare è alla ricerca del verbo ornare. La sua indagine si svolge intorno al disegno, alla grafica, all’incisione, alla scultura, alla fotografia e molto altro. In questo senso le predilezioni delle due artiste ci raccontano quanto possano essere diverse le modalità dell’indagine sul reale. Da un lato, realtà inafferrabili e mai certe e dall’altro, realtà sempre commisurate alla dimensione personale altamente emotiva.