Lucilla’s corner

Giugno 21, 2017

La  nuova proposta installativa che rappresenta anche l’ultimo appuntamento del progetto mushROOM a cura di Matilde Puleo, si inaugura sabato 25 ottobre, alle ore 17,00. L’installazione site specific di Elena Rapa (Fano 1978), presenta l’angolo di Lucilla, da intendersi come apertura al pubblico giudizio del privato di una bambina. In quanto protagonista dell’opera più recente di Elena Rapa, Lucilla si fa emblema bidimensionale del nostro vissuto televisivo e quindi mostra se stessa e la sua intimità in uno spazio perennemente visibile.

Quando di notte, compare la sua figura anche noi avremo modo di entrare in una sorta di moderna Lanterna Magica che con proiezioni, carte da parati e arredi ci illustrano la dimensione intima e privata di Lucilla Testagrossa.

Lucilla’s corner è un lavoro riflettente le curiosità, le miserie e i pregiudizi di chi si affida solo al dato di fatto e all’aspetto esteriore.  Per i poveri di spirito (e quindi per i Grandi Fratelli e isole varie), Lucilla è solo una bambina deforme, dalla testa così sproporzionata da inglobare tutti gli organi di senso in essa collocati, che ha deciso temporaneamente di stabilirsi ad Arezzo uscendo dal paese dei balocchi. In realtà invece, Lucilla è un documento dalla forte vena ironica capace di esprimere verità assolute. Quante volte ci siamo lasciati spiare nella nostra intimità e quanto questo meccanismo ha soddisfatto la nostra capacità di simulare sentimenti? Lucilla ha dalla sua parte un’artista che le crea un mondo di deciso impatto cromatico e materico la cui l’ispirazione pop si arricchisce di fattori concettuali in grado di coinvolgere ogni osservatore, riflettendo le nostre deformità. Pur trovandoci dall’altra parte del vetro, anche noi siamo stati compresi dal gioco di Lucilla, ma non siamo del tutto sicuri che la testa ipertrofica di Lucilla sia così dissimile dai  mostri  in TV.

 

 

Elena Rapa, ha partecipato a numerose mostre e pur avendo costruito molte stanze, espone per la prima volta un angolo davvero unico nel quale, la protagonista trasformata in sagoma e opportunamente illuminata, compare alla vista del pubblico soltanto al calare del sole.

 

 

Elena Rapa, è nata a Fano il 31/10/1978. Vive a Lucrezia di Cartoceto (Pu)

www.elenarapa.com

 

 

Lucilla’s corner < fa parte del progetto mushROOM- Germinazioni d’arte contemporanea, dove artista e critico penseranno ad una installazione che non si limiterà ad essere solo site specific. Considerando ausiliaria la valenza dell’opera, l’artista è chiamato a rispondere della propria creatività e talento produttivo. Una collettiva dilatata nel tempo, che presenta gli artisti singolarmente, ricomponendosi in idea unitaria grazie all’idea di base che ha come filo conduttore la re-invenzione dello spazio espositivo, da intendere come elemento strutturale del lavoro.

PRESENTAZIONE

 

Lucilla rimanda ai tanti osservatori un solo imperativo: nessuna paura! L’impellente esigenza di guardare e di essere visti è finalmente legittima e nessuno ci potrà privare della gloriosa caduta in verticale della nostra dignità. Questo è l’obiettivo dell’installazione site specific per MEGA+MEGA, creata da Elena Rapa, nata a Fano nel 1978 e questo è in sintesi, il trionfo sulla mortalità degli uomini confermato a Lucilla Testagrossa, sua creatura.

Quando Lucilla apparirà di notte, nella sua cameretta, facendosi forte della sua instabilità, noi sapremo che ebbrezza e simulazione sono diventate le parole d’ordine. Parole che non a caso vengono imposte consapevolmente da chi gioca a manipolare le nostre menti, ma che più spesso rintracci nei risultati tangibili e nei frutti ormai maturi dell’era post-moderna.  Sintetizzata nelle aberrazioni che aleggiano in una giornata “tipo” di un sedicente famoso o in quella di un partecipante (presto famoso) dei reality show, Lucilla si presenta nel suo confessionale e racconta.

Racconta l’ebbrezza d’essere spiati e, contrapponendo le sue reali menomazioni e difformità al continuo esasperante di falsi problemi e di malcelate perversioni, riflette  finalmente chi siamo.

Lucilla ha una testa enorme,  piena di ciò che tutti noi abbiamo contribuito a riempirle. Una testa le cui dimensioni hanno finito coll’otturare tutti gli organi ad essa relative. Non ha occhi, è ammutolita dall’assenza spettrale della bocca ed è totalmente priva del senso dell’udito e dell’odorato. È ciò che altri definiscono un mostro! Eppure lei continua ad essere una bambina. Una bambina modello che costruisce da se i propri giocattoli da non prestare ad anima viva. Anche perché con lei nessuno ha mai voluto giocare.

Lucilla simula e lo fa come gli altri, dichiarando a se stessa di essere libera di decidere. Eppure di lei si può dir tutto meno che è stata fortunata o che è “ancora carina”. Lei è testimone piuttosto dell’inutilità della riservatezza, perché anche lei raggira sentimenti e ogni tanto rimpiange la sua altalena. Mercifica anche lei le sue grazie, apre la porta della sua cameretta ed esce solo di notte, per poter essere osservata e guardare.

Guardare noi che osserviamo con supponenza la sua intimità e con ribrezzo la sua figura e così facendo non ci accorgiamo di avere avuto il permesso di partecipare a quel laboratorio dell’inutile che è il mezzo televisivo. Dalla luce interna di MEGA+MEGA appare la sua sagoma e, non appena compare sotto ai nostri occhi, anche lei si aggiunge al catalogo dei modelli da dare in pasto ai poveri di spirito, estratti, venduti e confezionati in quell’atelier dell’artificiale che è la TV.

Le “proiezioni” di se sono per Lucilla, il mondo delle sostituzioni. Poiché Lucilla è irraggiungibile e bidimensionale, bisogna creare per forza un suo equivalente; tecnologico o meccanico, poco importa. Lucilla è il mostro e le sue malformazioni sono il nostro vizio, perché sono le stesse di quei feticci che noi scambiamo per canoni di bellezza. Non c’è via d’uscita: siamo come Lucilla e la nostra ipertrofia cerebrale è visibile e bidimensionale tanto quanto la sua. Ecco dunque spiegato l’incubo! Lucilla è il nuovo che avanza, il bello che serpeggia, la retta e conosciuta via da percorrere.

Estetizzare tutto, fino diventare labbra tumefatte, rughe d’espressione tirate a lucido, bretelle, silicone, corpi disincarnati e poi finalmente,  troppo pieni di carne come quello di Lucilla. Non abbiamo molta strada da fare. Basta poco. Anche perché quella che vediamo è la nostra cameretta e il mondo di chi, come noi, ha fatto un uso smodato di “proiezioni” ipertrofiche di se stessi da consegnare agli anni di magra.

Gonfi anche noi, di dimensioni simboliche e di debordante Kitchs, viviamo con l’illusione di godere di noi stessi e di essere liberi di scegliere, in un progresso del genere umano che dal Paleolitico è giunto troppo presto all’Antroponevrotico.

Ora che abbiamo già ucciso i nostri figli nei nostri raptus depressivi, ci siamo beati della nostra arrogante cultura da quattro soldi da sbattere in faccia dell’avversario nel Trivial Pulse, abbiamo seviziato per bene, distrutto famiglie e svilito i ricordi. Ora che i nostri occhi inferociti si sono quasi totalmente chiusi e la nostra testa sta diventando come la sua, si è fatta notte. Lucilla viene fuori  ed è scorretto farla aspettare.

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